Hotel de l’avenir
CAMeC, La Spezia, 6 ottobre-11 novembre 2007
Giuliano Galletta
Portami con te, lontano
…lontano…
nel tuo futuro.
Giorgio Caproni
Oh ve ne avrei potuto raccontare delle belle, se fossi stato tranquillo. Che folla nella mia testa, che galleria di crepati. Murphy, Watt, Yerk, Mercier e tanti altri. Non avrei creduto che… sì, lo credo facilmente. Delle belle, delle belle. Non sono riuscito a raccontarle. Non sarò riuscito a raccontare neanche questa.
Samuel Beckett
C’è un quadro di Klee che si chiama Angelus Novus. Vi è rappresentato un angelo che sembra in procinto di allontanarsi da qualcosa su cui ha fisso lo sguardo. I suoi occhi sono spalancati, la bocca è aperta, le ali sono dispiegate. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Là dove davanti a noi appare una catena di avvenimenti, egli vede un’unica catastrofe, che ammassa incessantemente macerie su macerie e le scaraventa ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e riconnettere i frantumi. Ma dal paradiso soffia una bufera, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che l’angelo non può più chiuderle. Questa bufera lo spinge inarrestabilmente nel futuro, a cui egli volge le spalle, mentre cresce verso il cielo il cumulo delle macerie davanti a lui. Ciò che noi chiamiamo il progresso, è questa bufera.
Walter Benjamin
La tuta spaziale di un cosmonauta sovietico, la foto di gruppo di un pellegrinaggio a Lourdes, il ritratto di una giovane donna con una giacca a vento rossa che si volta, sorride e saluta da lontano. Sono le tre immagini-chiave su cui ruota la mostra “Hotel de l’avenir” di Giuliano Galletta che si inaugura il 6 ottobre al Camec (Centro di arte moderna e contemporanea) della Spezia. In questo lavoro, realizzato appositamente per lo spazio del Camec, l’artista opera contemporaneamente su due fronti: da una parte l’idea di stanza “ambientata” con oggetti, quadri e immagini video-cinematografiche, dall’altra la dimensione della pagina che dà origine ad un racconto visivo, una sorta di “catalogo” che è poi in realtà un libro che ha lo stesso titolo della mostra e che ne riprende gli elementi essenziali sviluppandone però autonomamente altri. In questo caso l’ambientazione è suddivisa in tre parti o sezioni più una introduttiva. Nella prima è presentata la video-installazione “La galleria dei crepati” (di cui parla Samuel Beckett nei suoi romanzi) che propone, attraverso l’uso di diversi proiettori incrociati, la creazione di una sorta di caverna-schermo su cui si materializzano le immagini di decine di volti umani. La seconda parte è invece dedicata al manichino che indossa la tuta spaziale, appeso
a testa in giù in una Bacheca di plexiglas, e a una serie di lavori fotografici sul tema della mitologia della conquista dello spazio, così come fu vissuta dal regime sovietico. La terza sezione, è dedicata alla “ragazza dalla giacca a vento rossa” interpretata da una modella il cui corpo diventa protagonista di una microstoria. Il catalogo costituisce un opera sè stante organizzata come un racconto visivo realizzato attraverso testi, immagini, citazioni, nel solco di un’operatività anti-disciplinare che è la cifra del lavoro dell’artista da quasi trent’anni. ”Hotel de l’avenir” si presenta quindi come un lavoro complesso e articolato in cui il tema del futuro, e della sua annunciata “scomparsa”, viene affrontato a diversi livelli con l’obiettivo di dare origine a una riflessione (oltre cha a un “plaisir du texte”) che metta insieme arti visive, letteratura, filosofia e vita quotidiana.