Terribly Emotional
Viana Conti (2007)
Giuliano Galletta (Sanremo, 1955), artista autoaffetto da un cangiantismo identitario che lo induce a mettere ironicamente in scena i ruoli che pratica professionalmente nella vita, accostando l’opera fotografica, solennemente incorniciata come da rituale, Il Divano Blu all’installazione Barbie, in cui viene inesorabilmente annegata la bambola-icona americana più venduta al mondo, ci confronta impietosamente con una rappresentazione patente del suo teatro diurno e una narrazione latente dei suoi fantasmi notturni. Ritorna il tema della Camera melodrammatica, di quella casa, Das Heim, che l’autore non cessa di arredare con le sue pulsioni desideranti, i fantasmi delle sue paure, le crude metafore della casalinghitudine: storie di eros, disagio fisico, morte, ma anche specchio di serate in famiglia davanti all’immancabile schermo televisivo. Con le vaschette di un fantomatico bucato quotidiano e la figura della bambola, le quinte mobili del suo teatro si riverniciano di vissuto, rappresentando la mise en scène della sua ricorrente mise en abyme: l’inquietante scenario dell’ambivalenza, della tensione cioè tra la presenza e la distanza dell’elemento familiare, tra l’Heimliche e l’Unheimliche, altrimenti definito il sentimento del perturbante. Autore di un romanzo ininterrotto dalla trama eclissata, il cui protagonista è l’artista stesso, sdoppiato allo specchio, ritratto accanto alla modella, con cui si sottopone a una simbolica fleboclisi che sopperirebbe a un’emorragia di realtà, Giuliano Galletta, poetico frequentatore visivo e acustico del détournement situazionista, non cessa di accostare microstorie di carattere narrativo ad altre di carattere aforistico, in cui aleggia il malessere del vuoto incolmabile che separa il soggetto desiderante dall’oggetto del desiderio e che, di opera in opera, assume le inequivocabili sembianze della malinconia.
Viana Conti